sabato 25 dicembre 2010

giovedì 23 dicembre 2010

In un cantiere



In un cantiere un operaio deve muoversi e lavorare in sicurezza ed efficienza. L’area è assoggettata a tanti regolamenti che ordinano i singoli gesti, li condizionano. Tutto è spersonalizzato e asettico nell’ordine matematico di una impalcatura o di una recinzione. Durante le nostre visite tutto era in silenzio e senza operai al lavoro.
La monotonia di queste zone tutte molto simili non ha però impedito ad alcune persone comunque di ritrovare le ragioni di una festa e la voglia di fare un augurio beneaugurante con questa parentesi natalizia che ininterrottamente continua ad decorare l’ingresso del palazzo e si mostra ai soli addetti ai lavori.
Le macerie perdono quel qualcosa di sinistro e l'Aquila comunque ci fa gli auguri
Grazie.

mercoledì 22 dicembre 2010

I Carriolanti

Ai carriolanti e a tutti gli aquilani

Auguri a tutti di Buone Feste e

soprattutto di un Felice e Sereno anno nuovo.

Sperando che qualcosa nel nostro provato Paese cominci di nuovo a funzionare, che riescano ad emergere e a far sentire la loro voce persone corrette , motivate, innovative e... perchè nò anche agguerrite, ma non aggressive.


Sperando che i giovani ritrovino il loro futuro, la gente ritrovi la propria cultura, gli aquilani ritrovino la loro città, e tutti ritrovino la serenità e il piacere di vivere in una Italia che potrebbe ritornare ad essere bellissima.

Una fila di caschetti rossi...

Una fila di caschetti rossi...
Disegnatori al lavoro....
Colori e rovine....
Testimonianza...
Un augurio...

venerdì 17 dicembre 2010

Senza copertura

E' un palazzetto assediato dal ferro in una strada stretta. Le mura messe in sicurezza, ma il tetto?
Il disegno è stato fatto nella bella stagione. Credo che molte di queste impalcature ben poco possono fare se la copertura non è ben chiusa dalla neve e dalla pioggia.

L'Aquila: disegnare per non dimenticare

Sulla rivista TERRA NUOVA di Dicembre c'è un lungo articolo di Filippo Tronca sui disegnatori dell'Aquila dal titolo "L'Aquila: disegnare per non dimenticare"

venerdì 3 dicembre 2010

Porta Bazzano e la basilica di Collemaggio



10 ottobre. Porta Bazzano nel Quarto di Santa Giusta. Uno degli accessi alla zona rossa chiuso dalle recinzioni e presidiato dai militari e Il campanile della Basilica di Collemaggio

venerdì 26 novembre 2010

Aquila. Nec recisa recedit



Data 6 aprile 2009 Ora 3:32:39 (CEST) Profondità 8,8 km Epicentro Tra L'Aquila, Tornimparte e Lucoli (AQ, Italia)42°22′N 13°28′E / 42.367°N 13.467°E / 42.367; 13.467(Terremoto del 6 aprile 2009) Nazioni colpite Italia Intensità Mercalli VIII-IX Tsunami No Vittime 308 morti,[1] 1500 feriti e 65.000 sfollati.
Il capobranco seguì il gattino Lillo. La palletta di pelo scura come friabile nero di scisto si sentiva strano dalla notte prima, dal 5 aprile 2009.
Ero sveglio il 6 mattina dalle due e qualcosa, rovesciato su un divano dove strapazzavo la coperta porporina dell’insonnia. Poi cigolò la rete e il lampadario.
Lillo sentì piovere calcinacci come la grandine di ferragosto, intere abbazie sbriciolate, correva forte. Fabrizio telefonava ai parenti al centro città, ma le linee erano interrotte. Piangeva ed era un uomo avvezzo, un abruzzese tosto un uomo della montagna scolpito dal carbone e dalla paura. Correva e andò alla casa del padre. Si, era ancora vivo, respiravano i fornelli, si sentiva la puzza di una bomba. La cattedrale di San Massimo era sventrata da dentro, gli affreschi caduti sugli inginocchiatoi, gli inginocchiatoi reclinati come un cavallo ferito in una giostra di un picasso. Lillo aveva lasciato il branco lì fuori e solo il corpo, ed era un fulmine di periferia, mentre i vicoli piegavano quella smania silenziosa, quell’appartenenza al cuore ancestrale della sua città, quelle ciotole e gli inginocchiatoi gli fornivano l’ identità assoluta, erano la culla dei sogni e delle battaglie. Nec recisa recedit (neanche spezzata retrocede).
Marina aveva partorito da poco, aveva il mutuo e una vita già incerta, fatta di rinunciare alla pizza il sabato, fatta di venerazioni ingenue alla madonna, il suo cuore era innaffiato dalla dolcezza delle lacrime. Luigi lo perse così, ritrovato vicino alla stufa in un abbraccio incomprensibile. Perse il marito che aveva 29 anni e lei 21, soffiava il traghettatore della morte.
Enrico portava gli avanzi delle notti a Lilletto e alla truppa, Caronte lo prese mentre aveva una bustaccia di plastica con dentro pane raffermo, grasso di carne e lischette di triglie. Cadde una insegna che gli fracassò l’osso occipitale, si sentivano le urla delle prime ambulanze, si bazzicava il fuggi fuggi in quella violenza che ancora non si percepiva nel montare notturno dell’orrore.
Lette le prime ansa, compresi. gli uomini e le donne di buona volontà seppero da subito che si trattava di una immane tragedia, seppero subito che sarebbe stata una tragedia dimenticata prima di cominciare.
PISCICELLI: si
GAGLIARDI:...oh ma alla Ferratella occupati di sta roba del terremoto perché qui bisogna partire in quarta subito...non è che c'è un terremoto al giorno
P:..no...lo so (ride)
G:...così per dire per carità...poveracci
P:..va buò ciao
G:...o no?
P:...eh certo...io ridevo stamattina alle 3 e mezzo dentro il letto
G:...io pure...va buò...ciao.

Enzo faceva il portantino al San Salvatore, le carovane di feriti arrivati da soli, trasportati da ambulanze e camionette, dalle auto dei familiari. Si fece 30 gessi da solo in una notte e non smise finché non lo portarono via di forza per “pericolo crolli”. Enzo non sapeva che il martirio gli aveva sbriciolato la casa e che ora sarebbe stato davvero solo. In quella notte il tempo sbriciolò tutto in un frame immoto. Il suo pericolo crolli era avvenuto e vaffanculo fatemi aiutare gli altri. Urlava.
“Madre dolcissima, portami nei prati silenziosi, accompagnami negli acquitrini del Fucino in una cantilena di fiori. Madre dolcissima, recami il conforto della tua mano di misericordia, recami nel cielo dei giusti, lasciami insieme ai mie cari defunti al cospetto delicatissimo dei santi.” Maria recitava la sua preghiera ogni sera, prima di svestirsi e andare a letto. Viveva con un figlio che non aveva ancora impiego, gli altri due erano vigili del fuoco e la veneravano, stavano insieme sempre e per sempre al pranzo della domenica. Ad Onna non canteranno più le sue parole, inghiottite dalla travatura di legno della stanza delle preghierine. Di fronte, un solo corpo abbracciato di due ragazzi di sedici e diciotto anni, fuggiti a trovare l’amore in un borgo di fantasie stupide come l’amore che duripersempre . Non sentirono nessun dolore. Nec recisa recedit

"Se parliamo di sollecitazioni di grado e accelerazione pari a quelle registrate all'Aquila, il cemento armato, se fatto a regola d'arte, deve reggere. Non si discute". Dunque, non è neppure un problema di rispetto di norme antisismiche. È un problema di cemento. P. C. è d'accordo. "Purtroppo è così - dice - Quel cemento non era di qualità". Incapace di assorbire e disperdere energia, si è sfarinato come pasta frolla non appena investito da una forza di accelerazione che - spiegano gli addetti - è stata, domenica notte, tutt'altro che irresistibile.

Lillo e il branco felino non discussero mai di politici e di preti, di parlamento e di curie, di protezione civile e di onoranze funebri di altissimi prelati. Erano gatti scafati e ci vuole pochissimo a sapere che è solo gente che ci vuol mettere il cappello. E lo fa male, con la faccia di bronzo e non si dice altro perchè i gatti son brave persone. Nelle briciole di oggi hanno solo un impegno gattabondo da condividere: riconsegnare casa, lavoro, dignità a un popolo che ha troppo penato e che ha continuato a portare loro gli avanzi e i pescetti più buoni, trattenuti e chissà come, da chi ha un’anima senza fine. Dare di nuovo Aquila agli aquilani.
Vestiti messi ad asciugare da una ragazza con il volto scavato in un sorriso, ha un bimbo di tre mesi e il sole la bagna e la fa bellissima. Si specchia la neve di novembre sulle parziali bellezze di passaggio, le oche e le gru dipingono il cielo di certezze, e impreziosiscono le piume.
Lillo e il suo branco svelto di spettinati mici, maneggiano chi una matita, chi un taccuino od una penna, chi una vanga e una carriola. Semplicemente e senza smettere un istante e fino a che, tutto sarà di nuovo, semplicemente “giusto”. Nec recisa recedit.

Angelo Meschini

giovedì 11 novembre 2010

L'Unità del 11/11/2010

«Macerie di democrazia»: l'Italia a L'Aquila il 20 novembre
di lu.ci.
Diciannove mesi dopo le 3.32 del 6 aprile 2009 gli aquilani fanno duramente i conti con una ricostruzione che non c’è, non è mai iniziata e non si vede all’orizzonte. Si sentono all’«epicentro della crisi» che coinvolge il paese intero e chiamano a raccolta tutti gli italiani per una grande manifestazione indetta per il 20 novembre nel martoriato centro del capoluogo abruzzese. Doppia è infatti la piattaforma delle rivendicazioni: una strettamente inerente agli immensi problemi degli abitanti del bacino colpito dal sisma, lasciati soli nonostante la propaganda del governo.«Solo per fare un esempio – dice Annalucia del comitato “L’Aquila Anno 1” – il Governo ci fa tornare a pagare la tutte le tasse, saremmo trattati meglio se fossimo stati evasori, che riportano il capitale in patria con il 5%». L’altra piattaforma fa appello al resto del paese, «perché la situazione dell’Aquila - dice ancora Annalucia,– non è solo un problema locale ma è il paradigma di tutte le crisi italiane, il denominatore comune sono le emergenze gestite con le deroghe, con i commissariamenti, con gli appalti della Protezione Civile fuori ad ogni controllo democratico e costituzionale». A questo si lega indissolubilmente, secondo gli aquilani, il discorso sullo scempio dei territori.«All’Aquila , a fronte di un centro storico abbandonato, c’è stata un’enorme speculazione edilizia e ancora rischiamo opere inutili, ma anche nel resto d’Italia in nome di un presunto sviluppo si devastano interi paesi, vedi il ponte sullo Stretto, mentre l’unica vera opera pubblica che servirebbe è la messa in sicurezza del territorio per far si che non avvengano più tragedie». Un accenno poi alla precarietà che «devasta l’Italia ma che è drammatica all’Aquila».«Aumentano solo affitti, cassa integrazione e speculazione – si legge nel manifesto - vogliamo politiche pubbliche per non emigrare». Infine il capitolo chiamato “propaganda e censura”. «L’Aquila è stata teatro di una grossa operazione mediatica che ha nascosto la realtà, ha sbandierato un’efficienza che non c’era (era tutto a posto così come sono spariti i rifiuti a Napoli, no?) e ha soffocato il dissenso», commenta ancora Annalucia portando a conforto i dati dei tg nazionali che hanno «oscurato tutte le nostre manifestazioni tra cui quella del 16 giugno dove hanno partecipato tutte le istituzioni locali e la curia e che quando non ci oscurano ci criminalizzano come è successo con gli incidenti del 7 luglio a Roma, dove siamo stati manganellati senza motivo».«Noi crediamo – sintetizzano insomma i comitati dei cittadini che hanno indetto la manifestazione – che L’Aquila sia l’esempio di quel che il governo stia facendo all’Italia tutta per questo abbiamo voluto chiamare il corteo del 20 “Macerie di democrazia”». Durante la manifestazione comincerà la raccolta delle 50 mila firme necessarie alla presentazione della proposta di legge di iniziativa popolare elaborata dai cittadini dell’Aquila per una ricostruzione della città trasparente e partecipata che trasformi la “politica dell’emergenza” in una “politica della prevenzione” in tutta Italia e per tutti i disastri ambientali e naturali.
11 novembre 2010

domenica 31 ottobre 2010

La capriata d'acciaio

Una capriata d'acciaio, ai piedi di una chiesa semidistrutta.
La capriata attende due pareti che possano reggere il suo peso.
Le pareti non ci sono.
La capriata aspetta, è d'acciaio.
Per lei gli anni possono passare, gli inverni e le estati,
non invecchierà,
e guarda Santa Maria Paganica,
ma ogni tanto un dubbio la sfiora:
mi accoglieranno, le antiche pietre?


martedì 26 ottobre 2010

Omaggio ai VVF - SAF

Questa "cartolina" è dedicata agli uomini che hanno realizzato rinforzi e protezioni lignee che si incontrano in tutta la città. In questo caso i falegnami firmano e datano l'opera con un omaggio tridimensionale che alleggerisce la rigidità delle travi.

l'autunno a Santa Giusta

Il muro di Santa Giusta è puntellato, la facciata si sta aprendo in due come un sandwich.
A un'estremità, vicino a un bellissimo portale romanico, le erbe appoggiate ai tubi di sostegno attirano il mio sguardo. E' autunno, e le erbe sono secche, ma ancora in piedi; ancora in piedi. Come la chiesa, come l'Aquila. Le loro radici , passato l'inverno, produrranno una nuova pianta, o se no lo faranno i semi che sono stati sparsi su questi detriti, con l'ostinata determinazione a vivere che la Natura persegue anche in situazioni estreme. E anche questa è una metafora per gli aquilani che, caparbiamente, aspettano che  questo inverno passi. Che l'Aquila rifiorisca; che torni a vivere.

lunedì 25 ottobre 2010

L'Aquila - Speranza

"La speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno e il coraggio.
Lo sdegno per la realtà delle cose,
il coraggio per cambiarle"

P. Neruda
La crepa sul disegno l'ho chiusa con photoshop, è un'operazione molto semplice.
Non è altrettanto semplice nella realtà, ma sarebbe ora che anche all'Aquila si cominciasse a vedere qualche crepa in meno per ridare speranza.

venerdì 22 ottobre 2010

Case lesionate


Crepe, muri scrostati, grondaie pericolanti, piante tra le pietre; in campagna sono affascinato dai vecchi casali abbandonati carichi di storia, parte integrante del paesaggio e che spesso si rivelano vere isole-rifugio per moltissimi animali. Qui è diverso. Queste case, suggestive forse in un contesto agricolo, sono nel pieno centro della città a due passi da Santa Maria a Paganica .

mercoledì 20 ottobre 2010

Una carriola di disegni a Pescasseroli





Dal 15 al 17 Ottobre 2010 i taccuini della carriola di disegni sono stati ospitati all'interno della III edizione di Naturalmente Pescasseroli , una bella manifestazione culturale organizzata del Circolo Otium et Concordia In Natura (COECIN) nel centro di Pescasseroli (Aq).
La rassegna di quest'anno era dedicata ai "Confini", in tre giorni è stato possibile esplorarli attraverso documentari, presentazione di libri, conferenze, proiezioni di film, rappresentazioni teatrali, esposizioni artistiche, mostre fotografiche, dibattiti e concerti. Molto interessante tra le varie iniziative il dibattito di sabato mattina dal titolo "L'Aquila ci parla di noi", una tavola rotonda sul confine tra informazione e propaganda. 
Mi ha colpito molto osservare quanto risultino intensi ed emozionanti per chi osserva i nostri "racconti disegnati". La mostra è stata una splendida occasione per far conoscere e per parlare della situazione dell'Aquila e anche per conoscere e per scambiare opinioni e idee con tante persone interessanti e competenti.
Grazie ancora ai tanti soci organizzatori del COECIN per tutto il lavoro e gli sforzi che hanno fatto per la riuscita della manifestazione e per aver ospitato la carriola. 

W


W.....
........

Alzo gli occhi e
una mano ha lasciato un segno.
A più di tre metri
in un posto improbabile e seminascosto.
Quanto tempo fa?
E' una memoria sgrammaticata che ha resistito.
Bisogna continuare a cercare, la città è memoria stratificata.
Disegnamo per non dimenticare.

sabato 16 ottobre 2010

10 ottobre - La "prima" dopo...



...è la prima volta che torno a L'Aquila, e non è facile esprimersi, neanche in silenzio con una matita in mano. Combatto l'emozione, mi scrollo di dosso quel senso di inadeguatezza che provo, tento di non cercare a tutti i costi un soggetto che abbia un significato preciso o aulico. Sono qui per testimoniare, per partecipare e documentare. Pochi segni fumosi, come le sensazioni e i ricordi che si rincorrono, mentre poco più in là inizia il trambusto dell'Eurochocolate e spinge avanti l'idea che c'è un dopo.

giovedì 14 ottobre 2010

L'Aquila - Carriole


Sul cartello di divieto di sosta c'è scritto:

"PER LAVORI"
dal....
al...

non c'è nè la data di inizio e neanche quella della fine ovviamente!

10.10.10 postproduzione

La mia L'Aquila 10/10/10 (reprise)



Il buon Marco Preziosi mi ha inviato le scansioni dei disegni del mio taccuino adesso in viaggio verso Pescasseroli.
Nell'ordine:
Santa Maria a Paganica
Porta laterale S. Giusta

Il peso ...della situazione


Un "TELAMONE" ha attirato la mia attenzione, stranamente la diagonale di una impalcatura azzurra coincide con le mani del personaggio... si ritrova a reggere o meglio a sorreggere, il PESO del suo carico consegnatogli dal fato... (particolare del rosone della chiesa di Santa Giusta di Bazzano).

10X3 parte terza


10-10-10. Vicino alla chiesa sono appostati i militari con la loro jeep.
Mentre disegno alcuni aquilani s'avvicinano piano coi parenti riconoscendo i luoghi dove hanno dormito per tanto tempo, le tendopoli e parlano dei crolli ... raccontano la loro paura a chi non c'era, il senso di vuoto, da fine del mondo, di terrore che li ha colti quando hanno sentito la terra tremare ... sembra quasi un tuor della memoria ... pare sia passato così tanto tempo eppure poco è cambiato, o forse tutto ...


L'Aquila 10 . 10. 10

ROSONI



APPESO AD UN FILO


Come un malato grave aspetta una medicina miracolosa















DIETRO LE SBARRE

Come un detenuto aspetta la grazia

mercoledì 13 ottobre 2010

Il terremoto disegnato su Radio Popolare



Oggi Marina Petrillo per la trasmissione Alaska si è occupata di terremoti disegnati, mettendo insieme la storia di un artista graffitaro di Haiti e la nostra incursione nella zona rossa dell'Aquila. La trasmissione, con una mia intervista, si può ascoltare in podcast sul blog di Alaska.

La mia L'Aquila - 10/10/10


Il mio taccuino della Carriola di disegni sta viaggiando verso Pescasseroli dove sarà in esposizione presso la sede del COECIN nell'ambito della rassegna "Naturalmente Pescasseroli". Ho tenuto questo disegno di uno dei tanti edifici sventrati dalla furia del sisma: ho guardato ancora una volta dentro il tempo vissuto dalle famiglie che le abitavano.

10x3 parte seconda



10-10-10. Ci portano in piazza, tra le macerie, tra le fontane,tra le mura e le strade recintate.
Ci portano dentro un corpo umano, martoriato e silente. Nessun lamento perchè ognuno di questo è costretto a rimanere sotto la polvere, tra le carte consunte, le poltrone e le tende infeltrite.
I vigili del fuoco camminano in questo panorama, si avvicinano incuriositi, vogliono vedere cosa vediamo. Noi, gli esterni, noi che non possiamo comprendere.
Noi, che sentiamo nella voce commossa di Totò come la rabbia e la frustrazione siano ancora così vive. Come sia immutata, nella sua forza, la voglia di combattere..per proteggere la propria città, la propria casa, il luogo dove hanno rinchiuso il cuore.
Un cuore che continua a battere.

I soldati che sorvegliano...


Dal mio taccuino una camionetta dell'esercito sorveglia l'entrata di Collemaggio.
I ragazzi del gruppo alpini sono tra i pochi abitanti della città. Oggi L'Aquila è stranamente affollata e anche loro sono più sorridenti...

Chirurgia sperimentale

L'aquila è dominata da un ingegneria edile che fa a gara per occupare spazi e usare tecnologie al limite dell'avanguardia. Non c'è palazzo che abbia una struttura protettiva di rinforzo che sia uguale all'altra. La zona rossa è un immenso campo di sperimentazione sul consolidamento e la messa in sicurezza, una specie di sala operatoria fatta con tutti i materiali possibili: ferro, acciaio, legno..... così quella plastica sulla finestra mi ricorda i teli usati sui pazienti durante le operazioni chirurgiche.